Le cellule tumorali immagazzinano i lipidi in piccole vescicole intracellulari chiamate “goccioline lipidiche”. Le cellule tumorali caricate con lipidi sono più invasive e quindi hanno maggiori probabilità di formare metastasi. È la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Istituto di ricerca sperimentale e clinica dell’Università di Lovanio, in Belgio, i quali hanno cercato di comprendere in che modo si formano le metastasi da un tumore.
Gli studiosi hanno identificato un fattore chiamato TGF-beta2 come interruttore responsabile sia della conservazione dei lipidi che della natura aggressiva delle cellule tumorali. Sembra che i due processi si rafforzino a vicenda. Infatti, accumulando lipidi, più precisamente acidi grassi, le cellule tumorali accumulano riserve di energia, che possono quindi utilizzare secondo necessità durante il loro corso metastatico.
Era già noto che l’acidità riscontrata nei tumori favorisce l’invasione da parte delle cellule tumorali del tessuto sano. Il processo richiede il distacco della cellula cancerosa dal suo sito di ancoraggio originale e la capacità di sopravvivere in tali condizioni (che sono fatali per le cellule sane). La nuova scoperta dei ricercatori ha dimostrato che questa acidità promuove, attraverso lo stesso “interruttore” TGF-beta2, il potenziale invasivo e la formazione di goccioline lipidiche. Questi forniscono alle cellule invasive l’energia di cui hanno bisogno per muoversi e resistere alle dure condizioni incontrate durante il processo di metastatizzazione. È come un alpinista che prende il cibo e le attrezzature necessarie per raggiungere la vetta nonostante le condizioni meteorologiche complesse.