Tra circa sei mesi sarà diffusa una campagna per informare il consumatore sull’uso improprio dei telefoni cellulari. La notizia si inserisce in un discorso più ampio che intende fare maggiore chiarezza su tali pericoli, specialmente tra i soggetti più deboli, i bambini e i ragazzi. Il più immediato è quello di sviluppare una vera e propria dipendenza, che gli esperti della Scuola di psicoterapia Erich Fromm definiscono «nomofobia», ovvero l’ossessione per lo smartphone, che si sviluppa in ansia di rimanere senza batteria, senza credito o senza rete. Per gli studiosi dell’Università Federale di Rio de Janeiro la nomofobia non è una semplice ansia, bensì ma una dipendenza patologica. Si tratta, dunque, di un vero e proprio disturbo di massa, che coinvolge il mondo intero, italiani inclusi, e che colpirebbe specialmente i più giovani. Secondo le stime dell’Università di Granada, scrive La Repubblica «la fascia di età più colpita sarebbe quella tra i 18 e i 25 anni, giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso il telefono cellulare». Gli adolescenti sono le vittime più colpite da questa dipendenza che sembra modificare la chimica del cervello, la lontananza dal cellulare anche solo per qualche ora crea nei ragazzi provoca uno stato di malessere. Ne sono convinti anche in ricercatori dell’Università di Seul che in uno studio hanno evidenziato «uno squilibrio nei rapporti tra neurotrasmettitori – scrive Repubblica – le molecole che veicolano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso». I sintomi della dipendenza si traducono in ansia, tremori e nei casi più estremi in tachicardia e vertigini. Senza andare troppo lontano, infatti, Telefono Azzurro, in collaborazione con Doxakids, ha tracciato un quadro completo e preoccupante in un documento dal titolo: “Il tempo del web, adolescenti e genitori online”, dove si evince che possedere un cellulare, magari di ultima generazione, ed essere in rete sono dei veri status symbol dai quali i ragazzi moderni non possono prescindere, pena un vero e proprio stato di disagio sociale. La ricerca, fatta su un campione di 600 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, ha evidenziato che 17 ragazzi su 100 non riescono a staccarsi dal cellulare o dai social network. Un buon 25% è sempre connesso e il 45% lo è quotidianamente più volte al giorno. Il 78% dei ragazzi usano WhatsApp di continuo e il 21% si sveglia addirittura di notte per controllare l’arrivo di eventuali nuovi messaggi. «I nostri dati – si legge nel documento – mostrano come più di 1 adolescente su 3 abbia ricevuto il primo telefonino prima dei 13 anni (71%) e che l’età media si aggiri attorno agli 11 anni. Il dato fa riflettere, se si considera che le chiavi di casa vengono ricevute un anno dopo (attorno ai 12 anni), anche se in linea con la media europea, dove il primo telefonino è stato regalato entro i primi 12 anni (il dato USA, su ricerche del 2015, indica che il primo telefonino viene regalato prima dei 6 anni)». Dunque non stupisce che anche l’iscrizione ai vari social network arrivi in età precoce, 12 o 13 anni al massimo. I rischi legati all’abuso della rete da parte dei più giovani, oltre alla già citata dipendenza, sono tanti e vanno dal cyberbullismo all’abuso, dalla pedopornografia all’utilizzo dei dati forniti per fini commerciali poco nobili quali per esempio l’adescamento online, dalle truffe negli acquisti al furto di identità fino al gioco d’azzardo.
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Nomofobia: l’ossessione per lo smartphone colpisce i più giovani
La mancanza del cellulare è una e propria fobia che gli esperti chiamano nomofobia e che colpisce per lo più gli adolescenti e i soggetti più deboli.